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Il Centro Internazionale di Sperimentazioni Artistiche

E’ il 1960 quando Maria Luisa Montanaro, passata poi alla storia come Marie-Louise Jeanneret, scopre Boissano, lasciandosi alle spalle il rumore della via Aurelia e il chiasso delle spiagge di Loano. Il paese, immerso nel verde, la colpisce immediatamente. Scriverà più avanti di questo primo incontro, ricordando il “sentimento tanto potente quanto irrazionale, una sorta d’amore […] per queste vecchie case, così fortemente ancorate nel paesaggio, da un lato maestose e dall’altro a misura d’uomo”. 

Nel giro di tre anni acquista alcuni locali in borgata Mogli: ha in mente un progetto e vuole realizzarlo proprio in questo borgo, poco distante dai paesaggi della giovinezza, trascorsa nel basso Piemonte con la famiglia di Cherasco (Cuneo).

Costretta a partire per ragioni di salute prima e di studio poi tra la Francia e la Svizzera, la Jeanneret, cognome acquisito dal primo marito, entra nel mondo dell’arte come gallerista, stabilendosi a Ginevra, sviluppando importanti relazioni internazionali e costruendo una collezione che annovera i più grandi artisti del Novecento. Accanto ai maestri già consacrati del XX secolo, quali Claude Monet, Henri Matisse, Pablo Picasso, la galleria segue e promuove il lavoro di artisti più giovani

Proprio a loro è destinata la creazione di un Centro Internazionale di Sperimentazioni Artistiche che, nell’idea della Jeanneret, avrebbe riunito amici e artisti che si sarebbero fatti ispirare dal paesaggio. Nel 1964 vengono avviati i lavori di ristrutturazione ed il sogno di avviare una residenza per artisti nell’immediato entroterra del ponente ligure comincia a prendere forma. Viene allora costituito uno statuto in cui vengono stabilite alcune regole di funzionamento.

Il Centro, intitolato alla sua primaria ideatrice, Marie -Louise Jeanneret, ma portato avanti con il fondamentale aiuto del suo socio e compagno, Simon Spierer, si compone di diversi ambienti: ogni artista ha infatti a disposizione un suo alloggio con atelier. E’ presente un ambiente dedicato alle esposizioni, oltre che al nucleo abitativo della gallerista, amante dell’arte e organizzatrice di feste che, in occasione dei vernissage e di altri eventi culturali, animavano la borgata.

In effetti poi il Centro, ricordato primariamente per le arti visive, vedeva l’organizzazione di appuntamenti dedicati alla musica, in collegamento anche con il Festival Internazionale di Musica da Camera di Cervo; alla danza, di cui si ricorda almeno Musica per una ballerina (1975), con Gabriella Coehn, all’epoca prima ballerina del Teatro Comunale di Bologna, e il flautista Romano Pucci del Teatro alla Scala di Milano; o ancora all’architettura, con importanti convegni realizzati tra il 1980 e il 1983, sotto la direzione di un giovanissimo Luigi Ferrario

L’attività documentata del Centro può essere circoscritta nel periodo tra 1974, anno della prima mostra, “Astrattismo e Pop Art”, e la fine degli anni Ottanta. L’ultimo evento documentato allo stato attuale delle ricerche è del 1983 ma esiste anche la locandina e l’invito alle manifestazioni legate ai dieci anni del Centro (che si tengono nel 1985). 

Ad oggi risulta che siano passati da Boissano oltre 40 artisti, alcuni presenti unicamente attraverso le proprie opere, altri attivi all’interno della residenza. Non si tratta di una lista completa e le prossime ricerche porteranno in luce nuove personalità. Quel che è certo è che tra il 1974 e il 1975 Andy Warhol trascorre del tempo a Boissano. Sue opere erano esposte nella prima esposizione del Centro e a lui era dedicata nel 1976 una mostra personale con opere inedite, alcune delle quali nate proprio dall’incontro con i volti di Boissano. Il soggiorno nella riviera ligure resta impresso nella memoria dell’artista newyorchese, tanto da trovare spazio nelle pagine della sua Filosofia, pubblicata proprio alla metà degli anni Settanta. 

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Il museo di Casa del Console

Il Museo d’Arte Contemporanea di Casa del Console nasce negli anni ottanta con l’intenzione di documentare l’attività e conservare la memoria delle presenze artistiche a Calice Ligure tra gli anni ’60 e ’70.

Il Museo occupa attualmente tutte le sale del piano nobile di Casa del Console ed ospita una raccolta di opere d’arte contemporanea che è andata arricchendosi nel tempo con l’intervento di significative donazioni. Il patrimonio comprende infatti la collezione di dipinti donati dagli artisti al Comune in memoria del gallerista torinese Remo Pastori negli anni ’80, una serie di cento lavori formato cartolina realizzati in occasione del concorso “Un progetto per una cartolina”, indetto dal Comune nel 1980, ed altre opere frutto di donazioni successive, tra le quali si segnala la raccolta di manifesti, iniziata con un cumulo di campioni e materiali, avanzi di stampa sottratti al macero, ad opera del grafico Nico Scarabicchi, autore di diversi progetti grafici finalizzati alla promozione delle mostre degli artisti che esponevano a Calice Ligure dagli anni ’60 alle soglie degli anni ’80. Inoltre, il Museo ospita periodicamente mostre temporanee, laboratori ed attività educative, eventi e manifestazioni culturali.

Scopri di più sul sito ufficiale >

  • Casa del Console

    Fonte: Liguria Notizie

  • Casa del Console

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Le mostre del Centro

Gli eventi espositivi erano all’interno del Centro Internazionale di Sperimentazioni Artistiche veri eventi mondani: accanto a timide rappresentanze della comunità locale, artisti, curatori e direttori di musei, galleristi, mecenati e rappresentanti della politica erano presenti. 

Del resto, nei ricordi di alcuni testimoni, tra cui Franco Cenere, sindaco di Boissano tra 1981 e 1986, e Claudio Almanzi, giovane segretario del Centro nelle estati 1974-1975, la gallerista Marie-Louise Jeanneret, animatrice del centro, aveva l’indiscussa capacità di intessere relazioni, di attrarre persone e non mancava di spedire inviti in ogni parte del mondo. 

Ad ogni inaugurazione Boissano si riempiva infatti di automobili e la padrona di casa intratteneva tutti i convenuti fino a tardi anche con buffet: drink e trenette al pesto sapientemente cucinate dalla cuoca Rina. 

Ogni mostra era poi accompagnata da un catalogo, la cui copertina – sempre uguale – riportava la sagoma dell’architettura del Centro. Realizzati su progetto grafico di Dino Ragni e stampati presso la Litografia F.lli Stalla di Albenga, questi sottili volumi, composti generalmente dell’introduzione di un critico e dalle riproduzioni delle opere in mostra, restano oggi documenti di primaria importanza per ricostruire la storia espositiva del Centro. 

Sopri le mostre attraverso una selezione dei cataloghi >
  1. Astrattismo e Pop Art (1974)
  2. Archeologia e arte moderna (1975)
  3. Andy Warhol 1974-1976 (1976)
  4. Croisées (1980)
  5. Costruire nel costruito (1980)
  6. Dopo l’architettura postmoderna (1981)
  7. Omaggio a Fontana (1983)
  8. Les exposition internationales Berlin 84 – Paris 89 (1983)

Astrattismo e Pop Art (1974)
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Archeologia e arte moderna (1975)

Andy Warhol 1974-1976 (1976)
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 Croisées (1980)

Costruire nel costruito (1980)

Dopo l’architettura postmoderna (1981)

Omaggio a Fontana (1983)

Les exposition internationales Berlin 84 – Paris 89 (1983)

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Franco Cenere racconta il Centro


Francesco Cenere è stato sindaco di Boissano a più riprese. Nel suo primo mandato, tra il 1981 e il 1986, conosce Marie-Louise Jeanneret, le cui attività nel borgo erano già attive da quasi 7 anni. Gli scambi tra il sindaco e la gallerista, nei ricordi di Cenere, assumono i toni di un dialogo garbato, di scambio e di alcuni casi di amichevole sfida. La Jeanneret resta nei ricordi una donna carismatica, colta e curiosa.

L’incontro con il Centro ha il carattere della sorpresa: nessuno si aspettava di trovare a Boissano i più grandi artisti viventi.

Molti sono gli artisti che hanno frequentato il Centro ma ce n’è uno celebre che Marie-Louise proponeva di far approdare a Boissano, senza che il progetto poi sia mai andato a buon fine.

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Claudio Almanzi e la famiglia Jeanneret

Claudio Almanzi è uno dei testimoni dell’attività del Centro di Sperimentazioni artistiche di Marie-Louise Jeanneret.

Nato a Sanremo e residente ad Albenga, ha iniziato l’attività giornalistica già nel 1974 collaborando con “Il Secolo XIX” di Genova, per poi proseguire, sempre durante gli anni universitari, con “Il Tempo” di Roma ed “Il Mattino” di Napoli.

Laureatosi in Lettere nel 1978 a Genova ed in Pedagogia e Didattica nel 1999 a Roma, dal 1985 ha lavorato al Secolo XIX e presso la Redazione albenganese, di via dei Mille, del “Decimonono”, fino alla sua chiusura.

Attualmente è corrispondente di “Mediterranews” e “Liguria Notizie” e collabora con varie testate giornalistiche cartacee ed on line. Ha seguito decine di Biennali d’Arte a Venezia, Lione e Mentone, le Quadriennali di Roma e svariati Festival fra cui quelli di Avignone e di Spoleto. Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Liguria, per oltre 30 anni ha insegnato Italiano e Storia nelle Scuole Superiori, attualmente è presidente dell’Università Comprensoriale Ingauna che conta 500 soci.

Avanguardie a Ponente lo ha intervistato per scoprire quali legami sono esistiti tra lui e il Centro di Boissano.
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In quali circostanze sei entrato in contatto con Marie-Louise Jeanneret?

Quali erano i compiti del Segretario?

Quale momento o quali momenti ricordi con più affetto e divertimento? Cosa ti resta di questa esperienza? Sei rimasto in contatto con la famiglia Jeanneret?

*  Si è tramandata la notizia di una parentela tra Marie Louise-Jeanneret e il famoso architetto Le Corbusier. Tuttavia questo fatto è stato smentito dalle ricerche svolte da Avanguardie a Ponente.

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12 borgate immerse tra gli ulivi

Vittorio Cavo è un boissanese doc. Innamorato del suo paese, lo racconta a partire dal legame vitale con la terra, con l’agricoltura e con gli ulivi, vedendo lo sviluppo del paese con gli occhi di chi, a 90 anni, lo ha guardato trasformarsi nell’aspetto, nella comunità e nelle attività.

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L’eredità di Friedmann a Terzorio

Tomas Friedmann ha lasciato a Terzorio un patrimonio unico nel suo genere. Nella memoria degli abitanti del luogo, infatti, ancora oggi rimane vivo il ricordo di Tomas, fotografo e collezionista di arte africana. Ascoltiamo i racconti di Renza Sciutto, artista, amica e collaboratrice di Tomas Friedmann che ancora oggi tiene viva la sua memoria attraverso attività culturali e artistiche e Angelo Gaiaudi, terzorino doc che ricorda con affetto l’arrivo di Tomas nel suo paese.

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I sentieri fuori dal borgo

Terzorio non è ricca soltanto di storie che si incontrano, come quella di Tomas Friedmann e degli abitanti del borgo, ma anche di numerose altre risorse. Lo raccontano Angelo Gaiaudi, abitante di Terzorio, e Renza Sciutto, artista e amica di Tomas Friedmann.

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Tutto è avvenuto per merito di un artista

Nei primi anni ’60, Emilio Scanavino acquista dai fratelli Viola un rustico nel borgo di Calice Ligure, che frequentava da diverso tempo: per il pittore fu una vera e propria folgorazione. Innomoratosi di quelle terre e di quelle atmosfere, iniziò ad invitare, con gioia, tanti colleghi e amici del mondo dell’arte, che negli anni a venire raggiunsero Calice Ligure e la trasformarono in uno dei casi più interessanti di comunità artistica.

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Una comunità di artisti

La favorevole condizione di abbandono delle case e dei terreni nel borgo di Calice Ligure ha favorito la nascita, attorno alla figura di Emilio Scanavino, di una nutrita comunità di artisti che, in certi casi, si contrappose alla comunità autoctona, profondamente religiosa e legata alla coltivazione dei campi. Ce ne parlano i testimoni dell’epoca, Sergio Sarri e Nico Scarabicchi, insieme agli ambasciatori di oggi, Raffaella Viola e Daniele Decia.

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I vicoli del centro

Vicoli, stradine strette, “caruggi” e case di pietra caratterizzano il volto di Cosio d’Arroscia.
Negli ultimi anni gli abitanti del luogo hanno deciso di animarli attraverso la creazione di un “Museo Diffuso” composto da oltre quaranta installazioni. Così, come ci racconta Mariella Rolando, i personaggi caratteristici di Cosio rimangono vivi nella memoria della collettività. 

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Il situazionismo

Nel 1957 a Cosio è stata fondata l’ultima grande avanguardia del XX secolo: l’Internazionale Situazionista. Ma perché questo avvenne proprio a Cosio? Lo racconta Donatella Alfonso, autrice del libro “Un’imprevedibile situazione. Arte, vino, ribellione: nasce il Situazionismo”.

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La nascita dell’Internazionale Situazionista

E’ l’estate del 1957 quando a Cosio d’Arroscia nacque l’ultima avanguardia del XX secolo: l’Internazionale Situazionista.

In quel piccolo paese arroccato nel ponente ligure giunsero il francese Guy Debord e la sua compagna Michelle Bernstein, l’inglese Ralph Rumney e Peegen Guggenheim, il farmacista Pinot Gallizio, l’artista danese Asger Jorn e il musicista Walter Olmo.

Questi vennero invitati a Cosio da Piero Simondo, originario del luogo, e da sua moglie Elena Verrone. I due giovani si erano appena sposati e, dopo una visita nella villa di Asger Jorn ad Albisola durante il loro viaggio di nozze, decisero di recarsi nella nativa Cosio d’Arroscia. 

Numerose fotografie d’epoca, scattate da Ralph Rumney,  ritraggono i protagonisti di questa vicenda per le strade di Cosio d’Arroscia e ben documentano quel clima festoso in cui tra un bottiglia di cosiate (il vino del luogo) e una discussione a tema artistico fu presa la decisione di fondere movimenti preesistenti come il Movimento Internazionale per una Bauhaus immaginista (MIBI), l’Internazionale lettrista e il London Psychogeographical Committee nel nuovo Internazionale Situazionista (IS).

Piero Simondo descrisse così quei momenti: «In quella settimana non c’eravamo mai raccolti in tavola rotonda, solo in rettangolo a bere e a mangiare; soltanto l’ultimo giorno ci riunimmo per votare sul cambiamento d’etichetta, proposto da Guy. Devo riconoscere che la morte del MIBI fu inavvertita e del tutto indolore (…) e l’IS fu!».

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Piero Simondo e Elena Verrone

Piero Simondo nasce il 25 agosto del 1928 a Cosio d’Arroscia. 

Vive un’infanzia travagliata a seguito della decisione di suo padre, soldato, di partire per l’Africa lasciando la famiglia a Cosio. Piero cresce circondato dall’affetto della madre Amelia e degli abitanti di Cosio ma è ancora un ragazzo quando rimane orfano in seguito alla morte della madre a soli quarantasette anni. 

Simondo, che nel frattempo si era diplomato ad Albenga all’Istituto Magistrale, si trasferisce dai cugini a Mondovì dove supera l’esame di maturità classica. 

Frequenta la facoltà di Chimica all’Univeristà di Torino ma l’interesse per l’arte lo induce a iscriversi l’anno successivo all’Accademia Albertina dove è allievo di Felice Casorati. Nel 1950 decide di iscriversi a Filosofia sempre nell’Ateneo torinese. 

Proprio questa nuova Facoltà fa da sfondo all’incontro tra Piero ed Elena Verrone: un legame destinato a durare per tutto l’arco della vita. 

Elena Verrone è originaria di Alba e questo incide nella decisione di Piero di trasferirsi nelle Langhe.

Proprio Elena nel 1952 organizza una mostra di ceramiche astratte di Simondo che, in quegli anni, sperimenta nel mondo dell’arte insieme all’amico Pinot Gallizio, un farmacista con la vocazione della pittura.

Nel 1955, in occasione di una mostra ad Albisola, conosce l’artista danese Asger Jorn con cui, insieme a Pinot Gallizio, fonda nel cortile di casa Gallizio il “Laboratorio di esperienze immaginiste”, un’emanazione diretta del Movimento internazionale per una Bauhaus immaginista (MIBI) fondato da Jorn qualche anno prima.

Il sodalizio artistico con Jorn e Gallizio continua e nel settembre del 1956 i tre artisti organizzano ad Alba, insieme ad Elena Verrone, il Primo Congresso mondiale degli Artisti liberi sul tema “Le arti libere e le attività industriali”. Il “Laboratorio di esperienze immaginiste” fondato da Simondo, Jorn e Gallizio nei giorni del Congresso assolve la sua funzione di luogo di sperimentazione artistica individuale e collettiva secondo i principi del MIBI e gli auspici dei tre artisti fondatori. 

Nel luglio 1957 proprio grazie a Piero ed Elena si creano le circostanze per la formazione del movimento situazionista: i due novelli sposi invitano nella città natale di Simondo per festeggiare il loro recente matrimonio un gruppo di artisti, pensatori e amici formato da Asger Jorn, Pinot Gallizio, Guy Debord e Michèle Bernstein, Ralph Rumney e Pegeen Guggenheim, e Walter Olmo. 

Tra una bottiglia di cosiate (il vino del luogo) e discussioni a tema artistico nasce l’Internazionale Situazionista (IS). 

Ma l’adesione di Piero ed Elena all’IS è breve poiché nel gennaio successivo vengono espulsi insieme a Walter Olmo  in seguito ad una polemica con Guy Debord. 

Simondo e Verrone erano entrati in una fase più stabile della loro vita che sembrava troppo convenzionale per un movimento come quello situazionista; infatti la loro figlia Amelia sarebbe nata un anno dopo.

La vita di Piero Simondo continua lontana da Cosio d’Arroscia ma l’artista rimarrà fortemente legato a questo piccolo borgo dell’imperiese tornandovi ogni estate durante le ferie. 

Dopo queste esperienze Simondo sviluppa a Torino tra il 1962 e il 1967 un nuovo lavoro di gruppo: il CIRA, Centro di cooperazione per un Istituto Internazionale di Ricerche Artistiche in cui riprende i lavori iniziati con il MIBI e con il Congresso mondiale degli artisti liberi di Alba.

Dal 1968 prosegue individualmente la sua ricerca artistica e dal 1972 insegna presso l’Istituto di Pedagogia dell’Università di Torino guidando gli studenti nei laboratori di attività sperimentali e poi tenendo la cattedra di Metodologia e didattica degli audiovisivi. 

Piero Simondo muore il 6 novembre 2020 a Torino.

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I protagonisti dell’IS

Scopri gli altri fondatori dell’Internazionale Situazionista.
Apri i box ed esplora le storie dei protagonisti >
 

  • Guy Debord e Michèle Bernstein

    Guy Debord nasce a Parigi nel 1931 e a soli cinque anni rimane orfano di padre. 

    Ha un’adolescenza tormentata durante la quale si trova a studiare a Cannes dove scopre il surrealismo e le avanguardie artistiche e letterarie e decide di unirsi ai lettristi, appartenenti al gruppo fondato da Isidore Isou

    Dopo la parentesi in Costa Azzurra Guy torna a Parigi dove incontra Michèle Bernstein, all’epoca redattrice di articoli in una piccola casa editrice. Michèle diventa la compagna di Guy e scrive articoli anche per “Potlach” la rivista dell’Internazionale Lettrista, il movimento fondato da Debord nel 1952.

    Nel frattempo Debord si dedica al cinema e nel 1952 dirige un film. 

    Debord viene poi invitato al Congresso degli artisti liberi ma non partecipa in quanto impegnato nel servizio militare e non riesce neppure a prendere parte alla mostra del Movimento per un Bauhaus Immaginista nel dicembre 1956 a Torino a causa della sua situazione economica precaria. 

    Nel 1957 Debord partecipa al matrimonio di Elena Verrone e Piero Simondo e, nell’estate dello stesso anno a Cosio di Arroscia, partecipa alla fondazione dell’Internazionale Situazionista (IS). 

    É Debord che, a causa di forti contrasti, nel 1958 fa espellere dall’IS Piero Simondo, Elena Verrone e Walter Olmo e qualche anno dopo Ralph Rumney e Asger Jorn

    Nel 1965 Michèle Bernstein lascia prima il compagno Guy e poi l’Internazionale Situazionista (unica protagonista ad essersene andata di sua volontà). 

    Nel 1972 è Debord stesso a chiudere l’esperienza dell’Internazionale Situazionista dopo numerose scissioni ed espulsioni che avevano ridotto i partecipanti al movimento a pochissimi nomi gravitanti intorno alla forte personalità di Debord.

  • Ralph Rumney (1934 – 2002) e Pegeen Guggenheim (1925 – 1967)

    Ralph Rumney nasce a Newcastle nel 1934. 

    Negli anni ’50 frequenta il noto Bar Jamaica a Milano dove entra in contatto con artisti come Enrico Baj, Lucio Fontana e Piero Manzoni. 

    Nel 1957 in occasione di una mostra di Francis Bacon all’Hannover Gallery di Londra conosce e si innamora immediatamente di Pegeen Guggenheim, pittrice e figlia della famosa gallerista Peggy Guggenheim, che diventerà sua moglie l’anno successivo, nel 1958. Pegeen in quel periodo vive a Venezia e ha appena divorziato (1956) dal pittore Jean Hélion dal quale ha avuto tre figli.

    A Parigi incontra Guy Debord ed entra nel gruppo dell’Internazionale Lettrista da lui fondato. Rumney si appassiona alla psicogeografia proprio grazie a Debord, Michèle Bernstein e Gil J. Wolman, membri dell’Internazionale Lettrista. 

    É l’artista Enrico Baj che, a Milano, gli presenta l’artista danese Asger Jorn che in quel momento vive ad Albisola dove fa ceramica. 

    Così Ralph, come rappresentante del London Psychogeographical Committee viene invitato da Debord a Cosio insieme alla compagna Pegeen. A Cosio Ralph prende parte alla fondazione dell’Internazionale Situazionista (IS) nell’estate del 1957. 

    Ralph verrà espulso dal movimento all’inizio del 1958 da Guy Debord che si era lamentato del ritardo di Rumney nel consegnare il progetto di un’esplorazione psicogeografica di Venezia. 

    Nel 1967 Pegeen Guggenheim decide di porre fine alla sua esistenza e all’inizio degli anni Settanta Rumney sposa la ex moglie di Guy Debord, Michèle Bernstein. I due si separano presto ma rimangono legati da una forte amicizia nel ricordo della comune esperienza nell’IS.

  • Asger Jorn (1914 – 1973)

    Nasce nel 1914 in Danimarca da due genitori insegnanti, tanto che anche Asger pensa di seguire professionalmente le loro orme. 

    A ventidue anni corona il suo sogno e giunge a Parigi dove entra in contatto con il suo mito Le Corbusier per cui realizza due grandi pannelli da inserire nel Pavillon des Temps Nouveaux all’Esposizione Universale del 1937. Dopo la sua prima personale a Parigi decide di viaggiare nel Nord dell’Europa e in Tunisia ma, a causa della guerra, torna in Danimarca. 

    Successivamente fa ritorno a Parigi; è tra i fondatori del gruppo CoBrA con Appel, Constant, Corneille, Dotremont e altri con cui si fa promotore si un’arte antirazionalista, spontanea, collettiva.

    Ma Jorn soffre di tubercolosi e i viaggi per l’Europa peggiorano la sua situazione clinica e lo costringono a un ricovero lungo diciotto mesi a Silkeborg (Danimarca). E’ ricoverato insieme a lui l’amico Christian Dotremont con cui condivide discussioni sull’arte così vivaci che Dotremont fugge e si fa ricoverare in Belgio. Jorn, invece, vende qualche quadro da lui dipinto e con i ricavi riesce a pagarsi la convalescenza in Svizzera nella casa “Il Bucaneve” di Villars Chesnères. In questi mesi di riposo forzato continua a scrivere, studiare e scambiare lettere con gli amici tra cui Enrico Baj che lo convince a venire in Italia, prima a Milano e poi ad Albisola dove giunge nel 1954 e, inizialmente, vive in una tenda con la famiglia. 

    Nella cittadina ligure tutti si adoperano per aiutarlo: Lucio Fontana, Agenore Fabbri, Tullio Mazzotti. Quest’ultimo lo invita a fare ceramica nella sua fabbrica di famiglia. Asger decide poi di comprare una casa ridotta a rudere sulle prime colline di Albisola e, insieme all’amico Berto (Umberto Gambetta) e alla moglie Teresa, trasforma la sua casa secondo lo spirito Situazionista del détournement creando una vera e propria opera d’arte anche in spazi come il bagno e la cucina. 

    Ad Albisola nel 1954 Jorn organizza gli Incontri internazionali della ceramica a cui partecipano anche Appel, Corneille, Matta, Dangelo, Fontana e Scanavino.

    Nell’agosto del 1955 conosce Piero Simondo ad Albissola in una sala del Bar Testa, allora punto di ritrovo per gli artisti. Simondo descrive quel momento come “un innamoramento, una fascinazione intellettuale”. 

    Insieme a Simondo e Gallizio fonda il Laboratorio di esperienze immaginiste, un’emanazione diretta del Movimento internazionale per una Bauhaus immaginista (M.I.B.I.) fondato dallo stesso Jorn qualche anno prima. Il sodalizio artistico con Jorn e Gallizio continua e nel settembre 1956 i tre artisti organizzano ad Alba, insieme ad Elena Verrone, il Primo Congresso mondiale degli Artisti liberi sul tema “Le arti libere e le attività industriali”.

    Nel 1957, in occasione del viaggio di nozze con Elena, il suo amico Simondo visita la casa di Asger ad Albissola per poi tornare a Cosio di Arroscia dove, tra una bottiglia di cosiate (il vino del luogo) e discussioni a tema artistico nasce l’Internazionale Situazionista (IS) e, tra i fondatori, oltre a Piero Simondo ed Elena Verrone, c’è anche il danese Jorn. 

    Nel 1961 anche Jorn, come Simondo ed Elena, Walter Olmo e Ralph Rumney, viene espulso dall’Internazionale Situazionista ma continuerà fino alla morte l’amicizia con Piero Simondo. 

  • Pinot Gallizio (1902 – 1964)

    Nato ad Alba nel 1902. Si laurea in chimica nel 1924 a soli ventidue anni all’Università di Torino, la stessa dove Piero Simondo, trent’anni dopo, studierà chimica. Dopo dieci anni trascorsi a lavorare in farmacia diventa produttore di caramelle, erborista e poi, dopo aver avuto un ruolo importante tra i partigiani entra in Consiglio Comunale candidandosi nelle file della Democrazia Cristiana per poi diventare di fede comunista. 

    Era noto ad Alba per le sue idee rivoluzionarie per l’epoca come quella di donare agli zingari cacciati dal sindaco a metà anni Cinquanta un terreno  di sua proprietà sulla riva del Tanaro. In questa occasione è l’artista Constant (esponente di CoBrA insieme a Jorn) ad accompagnare Gallizio in visita all’insediamento di zingari da cui trae ispirazione per il progetto “New Babylon”: una città utopica destinata all’homo ludens. 

    Ad Alba in occasione di una conferenza su Paul Klee conosce Piero Simondo con il quale inizia a sperimentare nel campo della pittura e della ceramica. 

    Nel 1954 conosce l’artista e ceramista danese Asger Jorn che in quel momento vive ad Albisola. Pinot lo incontra grazie a tre artisti albisolesi: Sandro Sciutto, Antonio Siri e Gigi Caldanzano. Questi ultimi sono stati invitati da Gallizio alla Fiera del Tartufo ad Alba e in quell’occasione raccontano all’ex farmacista le vicende del “danese geniale” di nome Asger Jorn. Ad Albisola Pinot Gallizio e Piero Simondo espongono insieme in una mostra nel retro del Bar Testa, allora luogo di ritrovo di tutti gli artisti di passaggio nel ponente ligure. 

    Così Pinot Gallizio, Asger Jorn e Piero Simondo entrano in profonda sintonia e ad Alba, nel giardino di casa Gallizio, fondano il Laboratorio di esperienze immaginiste legato al Movimento internazionale per una Bauhaus immaginista (M.I.B.I.) fondato da Jorn qualche anno prima.

    Nel settembre del 1956 i tre artisti aprono le porte del Primo Congresso Mondiale degli Artisti Liberi a tema “Le arti libere e le attività industriali”. E’ una settimana di discussioni, di litigi (Enrico Baj abbandona quasi immediatamente il Congresso), di degustazioni nelle cantine, di mostre, incontri. É il preludio della fondazione dell’Internazionale Situazionista a cui Gallizio prenderà parte l’estate successiva (1957).

    Nel 1964 Gallizio muore improvvisamente a causa di un infarto mentre sta completando i lavori per la Biennale di Venezia. 

  • Walter Olmo (1938 – 2019)

    Nasce ad Alba nel 1938. Frequenta il Conservatorio di Milano dove studia pianoforte e composizione; successivamente si trasferisce a Darmstadt dove studia con il maestro Stockhausen.

    Ad Alba conosce Pinot Gallizio, farmacista prima ed artista poi, con il quale pensa di dar vita ad un nuovo strumento musicale: il thereminofono. Questo fu presentato a Torino durante una mostra di pittura industriale di Gallizio

    Nel 1957 scrive “Verso una concezione della sperimentazione musicale” e nel 1975 scrive “La fine della preistoria musicale”.

    Olmo con Piero Simondo, Elena Verrone, Michèle Bernstein, Guy Debord, Giuseppe Pinot Gallizio e Asger Jorn, fonda l’ Internazionale Situazionista (IS) nell’estate del 1957.

    A seguito di un litigio con Guy Debord, sostenitore del fatto che la musica dovesse nascere da sola in maniera spontanea, Walter Olmo insieme a Piero Simondo e alla moglie Elena Verrone vengono espulsi dall’IS nel gennaio del 1958. 

    A seguito di questi contrasti Olmo, estremamente deluso dall’esperienza albese e cosiate, lascia la sua città natale per trasferirsi a Roma e poi a Frosinone dove insegna al conservatorio. 

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La storia di Tomas Friedmann

Tomas Dieter William Friedmann nasce il 20 luglio 1925 ad Amburgo.

All’età di 18 anni, si arruola nell’esercito britannico e serve per tre anni la Royal Air Force, senza tuttavia riuscire mai a volare e lavorando come corrispondente per il magazine Air Force News. 

Decide di seguire la sua passione per la fotografia e si iscrive a un corso privato di giornalismo e si cimenta con il fotogiornalismo vendendo  le sue prime foto ai giornali illustrati israeliani. 

La sua genuina passione per gli affari e il suo innato ottimismo lo spingono a inseguire il sogno americano: “nel 1951, all’età di 26 anni, finalmente partii per New York con 200 dollari di contrabbando, dalla terra del latte e miele al paese delle opportunità e dell’abbondanza, sentendomi ricco e sicuro che, una volta lì, ce l’avrei fatta”. 

Una volta a New York, tenta di affermarsi come artista fotografo, cercando lavoro presso riviste come Life Magazine e altri importanti editori del settore, ottenendo ottimi riscontri ma senza mai ottenere un ingaggio. 

Ciononostante, il 23 novembre 1951 ottiene il terzo premio dell’editore di Life, riservato ai giovani fotografi per la picture story division.

Decide di fondare la propria agenzia, la PIP PHOTOS INC. con sede al 507 della Fifth Avenue.

Tomas intuisce le potenzialità del racconto per immagini e, tramite la sua agenzia, offre alle redazioni l’opportunità di acquistare le storie che raccontano i caratteri e gli usi delle genti di paesi lontani.

Con i primi introiti dell’agenzia, nel 1955, sceglie di partire per un primo tour europeo: visita Vienna, Parigi, Monaco e Roma dove  firma contratti con diversi paparazzi che catturano i momenti di vita privata dei divi del cinema hollywoodiano a Cinecittà.

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Tomas Dieter William Friedmann nasce il 20 luglio 1925 ad Amburgo.

All’età di 18 anni, si arruola nell’esercito britannico e serve per tre anni la Royal Air Force, senza tuttavia riuscire mai a volare e lavorando come corrispondente per il magazine Air Force News. 

Decide di seguire la sua passione per la fotografia e si iscrive a un corso privato di giornalismo e si cimenta con il fotogiornalismo vendendo  le sue prime foto ai giornali illustrati israeliani. 

La sua genuina passione per gli affari e il suo innato ottimismo lo spingono a inseguire il sogno americano: “nel 1951, all’età di 26 anni, finalmente partii per New York con 200 dollari di contrabbando, dalla terra del latte e miele al paese delle opportunità e dell’abbondanza, sentendomi ricco e sicuro che, una volta lì, ce l’avrei fatta”. 

Una volta a New York, tenta di affermarsi come artista fotografo, cercando lavoro presso riviste come Life Magazine e altri importanti editori del settore, ottenendo ottimi riscontri ma senza mai ottenere un ingaggio. 

Ciononostante, il 23 novembre 1951 ottiene il terzo premio dell’editore di Life, riservato ai giovani fotografi per la picture story division.

Decide di fondare la propria agenzia, la PIP PHOTOS INC. con sede al 507 della Fifth Avenue.

Tomas intuisce le potenzialità del racconto per immagini e, tramite la sua agenzia, offre alle redazioni l’opportunità di acquistare le storie che raccontano i caratteri e gli usi delle genti di paesi lontani.

Con i primi introiti dell’agenzia, nel 1955, sceglie di partire per un primo tour europeo: visita Vienna, Parigi, Monaco e Roma dove  firma contratti con diversi paparazzi che catturano i momenti di vita privata dei divi del cinema hollywoodiano a Cinecittà.

Nel 1960 intraprende il viaggio più importante della sua vita: un tour di tre anni in Africa. Nel frattempo, apre una filiale dell’agenzia PIP a Monaco, in Landwehrstrasse 85.

In appena tre anni di viaggi africani, Tomas visita (in molti casi più di una volta) Angola, Benin, Burundi, Cameroon, Congo, Costa d’Avorio, Gabon, Gana, Guinea, Kenya, Leshoto, Malawi, Mozambico, Namibia, Nigeria, Ruanda, Sud Africa, Tanzania, Togo e Zimbabwe. 

Nei paesi visitati Tomas si sposta autonomamente con i trasporti pubblici, mezzi di fortuna, automobili affittate o acquistate. Segue le piste che il suo istinto gli suggerisce, non fugge mai dal confronto con l’altro, anzi, lo cerca tanto più vi è di misterioso. Di ogni popolazione che visita immortala le abitudini, gli usi, i rituali, lo stare insieme, la famiglia, e l’economia. Documenta tutto ciò che gli accade intorno e che incontra, raccoglie testimonianze, che annota poi sui taccuini, registra interviste, pianifica inchieste.

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Negli anni successivi continua il lavoro di fotogiornalismo e di agente, viaggiando in ogni angolo del mondo. Dalle annotazioni dattiloscritte conservate nel suo archivio sappiamo che Tomas visita moltissimi paesi in tutti i continenti.

Nel 1969, durante un viaggio in Germania, conosce la sua futura sposa: Ingeborg Grundmann (Berlino, 29 luglio 1938).

Dopo una breve malattia, si spegne il 13 marzo 2012 a Imperia.

Tomas e Ingeborg non si lasceranno più e nel 1970 si trasferiscono a New York. 

Un anno dopo il loro matrimonio, nel 1972, iniziano a pensare all’Italia come base alternativa a New York e decidono di acquistare un alloggio a Terzorio (in vico Cian). 

Tomas e Ingeborg compiono ancora molti viaggi insieme, soprattutto in Asia, Europa e America.

Il 27 settembre 1984, dopo aver ceduto ai suoi soci l’agenzia PIP, Tomas e Ingeborg si trasferiscono definitivamente a Terzorio (in via Filippi).

A partire dal suo trasferimento in Italia, Tomas si dedica prevalentemente a una nuova attività: essendo egli stesso collezionista (penne, cavatappi, francobolli e soprattutto arte africana), intuisce il potenziale commerciale dei rari cataloghi delle collezioni, raggiungendo in breve tempo il numero ragguardevole di oltre tremila volumi che acquista e rivende a livello internazionale. 

Cosa più importante, da questo momento inizia a lavorare al proprio archivio, che raccoglie decine di migliaia di scatti di viaggio, fra negativi e diapositive, e diverse centinaia di stampe fotografiche, oltre a migliaia di articoli e documenti.

Scrive una serie di memorie sui suoi viaggi degli anni sessanta, che confluiscono nell’autobiografia postuma Globetrotter in the Sixties, pubblicata nel 2015 dall’Associazione di Promozione Sociale MeeTTTingpoint, fondata nel 2014 da Renza Sciutto (dove le tre T stanno per Tomas, Terzorio e Tomasina, il diminutivo con cui ormai si fa chiamare Ingeborg).

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